Ad oggi, in Europa, non esiste una normativa specifica che regolamenti esclusivamente gli oli essenziali, la loro produzione e la loro commercializzazione.

Il relativo status giuridico dipende in gran parte dalla destinazione d’uso: cosmesi, profumazione ambientale, integratore o aroma alimentare.

Nonostante vengano indicati dalla casa madre come puri al 100%, si stima che solo il 5% degli oli essenziali presenti in commercio sia veramente puro, non presenti alcun tipo di sofisticazione (diluizione con oli vegetali, taglio con oli di varietà differenti di pianta, sintesi chimica di laboratorio, ricostruzione parziale, alterazione dell’etichetta…) e sia dunque adatto per l’applicazione degli oli essenziali a scopo terapeutico sia sul piano fisico, sia sul piano emozionale.

Secondo Peter Holmes, fitoterapeuta e aromaterapeuta esperto, autore del manuale Aromatica. Guida clinica all’impiego terapeutico degli oli essenziali. Principi, applicazioni e profili (Edizioni Enea, Milano, 2022), ciò che rende una essenza un vero e proprio rimedio è la sua bioattività.

Per bioattività si intende la capacità degli oli essenziali vegetali di influenzare sia il corpo sia la psiche, potenziando le normali funzioni fisiologiche, favorendo l’omeostasi, promuovendo la guarigione, eliminando i patogeni, integrando e riequilibrando problematiche di natura emotiva e mentale.

L’autore definisce fondamentale la presenza di 4 fattori:

1) IDENTITÀ BIOLOGICA

Corretta definizione delle fonti botaniche: varietà e specie della pianta di estrazione, parti specifiche utilizzate e area geografica di appartenenza.

2) PUREZZA

Assenza di qualsiasi adulterazione naturale o artificialmente prodotta, tale per cui l’olio essenziale del flaconcino dosatore è la medesima sostanza distillata dal produttore.

3) INTEGRITÀ DEL MATERIALE DA CUI VIENE ESTRATTO

Favorita dal periodo e la tecnica di raccolta utilizzata, dal tipo di coltura (meno fertilizzanti possibili), dall’assenza di commistione di altre parti vegetali indesiderate (graminacee, erbe spontanee, fiori…) durante la raccolta e possibilmente certificazione biologica della materia prima, che tuttavia è difficile da ottenere per piante aromatiche selvatiche o appartenenti ad aree geografiche dove non è vigente alcuna normativa in merito.

4) INTEGRITÀ DEL PROCESSO DI ESTRAZIONE

Pressione e temperature del vapore per la distillazione in corrente di vapore dovrebbero essere ottimali, così come l’assenza di solventi chimici per l’estrazione che velocizzerebbero il processo ma inficiano negativamente la qualità del prodotto finale.

Questi criteri, in particolare quest’ultimo, sono assai difficili da verificare per il consumatore, che per questo si trova ad affidarsi con fiducia al produttore.

Dunque, come orientarsi nell’acquisto? A cosa prestare attenzione?

 ETICHETTATURA, che deve riportare:

  • Nome italiano e nome latino della pianta, per identificare la corretta varietà e specie botanica di appartenenza: sotto il nome generico di ‘Lavanda’ possono infatti trovarsi varietà e specie differenti come la Lavandula angustifolia, la Lavandula latifolia, la Lavandula x fragrans, che possono avere costi e proprietà diverse.
  • Parte specifica della pianta da cui è avvenuta l’estrazione (fiore, corteccia, radice, semi, foglie, ecc).
  • Provenienza o area geografica di appartenenza della materia prima di estrazione.
  • Modalità estrattiva: spremitura a freddo, corrente di vapore, enflourage, ecc).
  • Chemotipo, indicato spesso con la sigla Ct. o ct.
  • Produttore
  • Impiego

 ANALISI E CERTIFICAZIONI, che attestino la purezza e la qualità degli oli essenziali in ogni stadio produttivo.

  • Certificati di analisi di laboratorio, come la grascromatografia.
  • Certificati di autenticità del produttore
  • Status di prodotto biologico
  • Test empirici, densiometria, polarità, rotazione ottica.
  • Analisi organolettica dell’aroma e del colore. Metodo sensoriale che verifichi le caratteristiche olfattive e visive dell’olio essenziale, in particolare le qualità di profondità, rotondità e sottigliezza. Tali caratteristiche si riferiscono alla possibilità, quando si annusa un olio essenziale, di percepire anche le note minori e più sottili, che gli conferiscono un gusto olfattivo pieno e di ampio spettro.

COSTO, che varia sulla base della preziosità/rarità della materia prima, sulla quantità necessaria di materia prima stessa per produrlo e sulla complessità/lunghezza del processo di estrazione.

Per fare un esempio: un o.e. puro di rosa, per produrre un litro del quale occorrono circa 3-5 tonnellate di petali, che richiede una tecnica molto complessa di estrazione, non può costare quanto un olio di agrumi, che richiede molta meno materia prima e viene prodotto tramite spremitura a freddo della scorza. 

Indicativamente, infatti, il costo di un o.e. di rosa puro è sui 200/250 euro per 5ml mentre di un’essenza di limone è di 12 euro per 15 ml; dentro questo range, in base alle indicazioni soprariportate, troviamo poi tutte le variazioni possibili tra oli relativi a piante o parti della pianta differenti e anche tra oli appartenente alla stessa famiglia botanica.